La maturità della tv comincia negli Novanta e deve tutto ai prodotti
seriali: il racconto di questa trasformazione e dei suoi sviluppi, anche
sorprendenti è affidato al critico televisivo americano Alan Sepinwall,
che nel suo libro (per la BUR titolo originale The revolution was
televised), Telerivoluzione, ci racconta il passaggio dalla tv
vintage alla tv delle serie: sesso, violenza, antieroi senza rimorsi,
attori semisconosciuti, trame articolate.
Un linguaggio composito e irresistibile che ha cambiato per sempre la
televisione e il nostro modo di guardarla. “Un tempo c’erano i campioni
di incassi da una parte, i film d’autore dall’altra e una vasta gamma
di prodotti nel mezzo. Il XXI secolo vide la lenta estinzione del
cosiddetto middle class movie, perchè il film doveva subito fare grandi
incassi o costare poco, oppure era fuori. Quel posto fu riempito dalla
televisione e se lo spettatore desiderava una trama per adulti
drammatica e coinvolgente, non andava più al multisala, ma si piazzava
nel divano di casa”.
Tra gli show che hanno aperto la strada alla rivoluzione c’è Twin Peaks,
di David Lynch, “mix baroccheggiante di poliziesco, soap opera e
melodramma anni Cinquanta, dove per settimane dall’estate 1990 gli
spettatori impazzirono scervellandosi per capire chi avesse ucciso Laura
Palmer, ed a coinvolgerli contribuiva il fatto che le stramberie erano
unite al progresso nelle indagini e ai drammi personali degli abitanti”.
I Soprano, tuttavia, “fecero capire al mondo che in tv stava succedendo
qualcosa di speciale, perche’ riscrisse le regole della tv rendendola
un posto migliore e più accogliente per un pubblico a cui piaceva
pensare, persino quando narrava le vicende di un branco di ostinati,
ignoranti esseri umani”.
Poi arriva Lost, dove già dai primi minuti si viene rapiti
da questa avventura di un gruppo di sopravvissuti ad un disastro aereo
su un’isola deserta. “Il luogo forniva un’ambientazione da thriller
mentre i flashback erano come racconti a sfondo tragico su persone la
cui vita non era andata secondo le loro speranze”. Altro successo è Mad Men,
ambientato nel mondo pubblicitario di New York anni Sessanta, in cui
l’antieroe Don Drapen appare opposto a Tony Soprano perchè è bello ed
elegante, eloquente e non volgare. “Ma dietro la sua impeccabile
facciata, Draper è imperfetto, complicato e affascinante con tutti i
grandi personaggi della rivoluzione tv e si trova al centro di una serie
che esplora con maestria la differenza tra percezione e realtà”.
Con Breaking Bad, lo spettatore “sprofonda in mondo da
incubo pieno di scelte oscure, violenza e immaginario surreale, di cui è
protagonista un professore di chimica alle superiori che in seguito ad
una diagnosi di tumore si mette a cucinare” metanfetamina per sostentare
la famiglia. E per cinque stagioni racconta la storia di un uomo in cui
potremmo immedesimarci, ma che poi affronta una metamorfosi, da buon
cittadino osservante a narcotrafficante. Perchè, come dice l’autore,
Vince Gilligan, “nessuno di noi, in realtà, è immobile”.
Il libro, divertente e ricco di aneddoti, spiega come, quando e
perchè, ma soprattutto chi ha stabilito il nuovo “canone letterario”
della fiction mondiale rivoluzionando il nostro modo di scrivere,
raccontare e perfino concepire storie.
Fonte: kataweb.it